Un giudice federale ha respinto una causa per copyright contro OpenAI per l’uso di articoli di giornale per addestrare ChatGPT, adducendo prove insufficienti di danno. È probabile che i querelanti presentino un’altra causa, chiedendo un risarcimento per l’utilizzo degli articoli.
OpenAI, l’azienda tecnologica che sta dietro al popolare strumento di intelligenza artificiale ChatGPT, è riuscita di recente a evitare una causa per diritto d’autore in cui si sosteneva l’uso non autorizzato di articoli di giornale per addestrare il suo modello linguistico di grandi dimensioni. La causa, intentata dalle testate giornalistiche Raw Story e AlterNet, sosteneva che OpenAI avesse violato le leggi sul copyright utilizzando migliaia di loro articoli senza autorizzazione o compenso.
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Il 7 novembre, il giudice distrettuale degli Stati Uniti Colleen McMahon ha archiviato il caso, citando la mancanza di prove sostanziali di danno. Il giudice ha riconosciuto che gli outlet non stavano contestando l’uso dei loro contenuti, ma stavano cercando di ottenere un risarcimento per l’uso senza licenza dei loro articoli nello sviluppo di ChatGPT. Sebbene la causa sia stata respinta, il giudice ha lasciato spazio ai querelanti per emendare e ripresentare la domanda con ulteriori prove di danno.
Questa causa segue una serie di azioni legali da parte di altri giganti dei media, tra cui il New York Times, che ha intentato una causa simile nel dicembre 2023. Anche importanti editori come Time e The Associated Press hanno espresso preoccupazione per l’uso di materiale protetto da copyright da parte dell’AI. In risposta, OpenAI ha stretto una collaborazione con diverse organizzazioni di media per garantire l’accesso legale ai contenuti giornalistici. Queste collaborazioni, tra cui quelle con il Financial Times, Le Monde, Prisa Media e Axel Springer, mirano a consentire a ChatGPT di fornire risposte legali alle notizie in tempo reale e affidabili.
Il recente lancio di ChatGPT Search da parte di OpenAI, avvenuto il 1° novembre, segna un passo significativo nel suo impegno per la trasparenza, consentendo agli utenti di accedere alle risposte sul web in tempo reale. Vale la pena notare che OpenAI non è l’unica a seguire questa tendenza. Anche Meta, la società madre di Facebook, ha avviato partnership con organizzazioni giornalistiche, in particolare il 25 ottobre ha firmato un accordo con Reuters per offrire notizie verificate attraverso il proprio chatbot AI.
Con la crescita del ruolo dell’AI nei media, i confini della proprietà intellettuale e dei compensi continueranno probabilmente a delineare il futuro del settore. La decisione sul caso di OpenAI potrebbe costituire un precedente significativo, con implicazioni per le modalità di utilizzo dei contenuti giornalistici da parte delle aziende di IA e per le misure adottate per rispettare le leggi sul copyright.
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